Tra i sette punti del Manifesto La Salute Bene Comune, quello che più sento vicino alla nostra esperienza quotidiana agli Spedali Civili di Brescia è “Umanità al centro”. Perché senza umanità, ogni tecnologia rischia di essere vuota, ogni organizzazione fredda, ogni competenza incompleta.
Un grande ospedale pubblico come il nostro è prima di tutto una comunità: fatta di pazienti, professionisti, caregiver, studenti, cittadini. È in questo intreccio di relazioni che si gioca il valore profondo della cura. L’umanizzazione non è un’appendice “gentile” dell’assistenza, ma la sua struttura portante. È il modo in cui ascoltiamo, accogliamo, rispettiamo le storie delle persone che si affidano a noi nei momenti più fragili.
Umanità, per noi, significa non smarrire il volto del singolo nel flusso della complessità. Significa anche creare luoghi e percorsi in cui il sapere scientifico e quello esperienziale possano dialogare, in un’alleanza terapeutica vera. È su questo principio che stiamo fondando molti dei nostri percorsi di miglioramento, perché crediamo che solo una sanità profondamente umana possa essere anche davvero efficace.
Mettere l’umanità al centro non è retorica, è visione. È scegliere ogni giorno di fare spazio all’ascolto, alla gentilezza, alla comprensione. È ricordarsi che ogni procedura è un gesto su una persona, e ogni persona una storia che merita rispetto. È da qui che passa il futuro di una sanità capace di durare, perché capace di prendersi cura davvero.
Luigi Cajazzo – Direttore Generale, Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia
Ambassador della Sanità