Il divario di genere in Italia: una valutazione tra progressi e sfide

Scritto il 16/09/2025

Secondo il Global Gender Gap Report, pubblicato annualmente dal World Economic Forum che valuta la situazione in 148 Paesi, l’Italia è all’85° posto a livello globale e al 35° in Europa, in una classifica dominata da anni gli stessi Paesi scandinavi, come Islanda, Finlandia e Norvegia. Nel dettaglio L’italia si colloca al 117° posto per la partecipazione economica (-6 posizioni rispetto all’anno scorso), al 75° posto per empowerment politico (+2 posizioni), 51° per istruzione (+5 posizioni), all’89° posto per la salute (+5 posizioni),
Complessivamente, il gap di genere si è ridotto di 6,3 punti percentuali, ma nonostante questo miglioramento, le stime attuali indicano che serviranno ancora 125 anni per raggiungere la piena parità di genere.

Secondo il Gender Equality Index, elaborato dall’European Institute for Gender Equality (Eige) che valuta la parità di genere negli Stati membri dell’Unione Europea, la situazione nel nostro Paese è stabile in molti ambiti (denaro, lavoro e conoscenza, in particolare nelle materie Stem). Ma al 2010, il punteggio dell’Italia è aumentato di 15,9 punti, l’incremento più grande tra i 27 Stati membri dell’UE: in particolare l’Italia è progredita di 41,3 punti nel dominio dell’empowerment politico, salendo di 7 posizioni nella classifica europea.

Quadro normativo e strategico
La lotta al divario di genere è un tema centrale nelle politiche attuali a livello europeo, nazionale e internazionale, contenuto in documenti tra cui l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, promossa dal Ministero per le Pari Opportunità, un documento di programmazione dell’European Institute for Gender Equality per il triennio 2025-2027.
Questi documenti hanno portato all’adozione di norme e strategie specifiche per colmare il divario di genere, che si concentrano non solo sulla violenza di genere, ma anche sulle cosiddette “doppie transizioni” (digitale e green).

L’obiettivo è usare la tecnologia per favorire la parità e promuovere un’economia più efficiente e sostenibile.
Il programma nazionale si basa su un approccio articolato in cinque punti, che includono: promozione del gender mainstreaming, ovvero l’integrazione della prospettiva di genere in tutte le politiche; introduzione dell’impatto di genere in ogni iniziativa legislativa; sostegno alle fasce più vulnerabili; potenziamento delle statistiche ufficiali per una misurazione più precisa del fenomeno; promozione di un linguaggio inclusivo che superi gli stereotipi sessisti; istituzione di un Patto culturale tra istituzioni e società civile.

I dati evidenziano una contraddizione significativa tra i progressi registrati in alcuni ambiti e la persistente lentezza del cambiamento complessivo. La stima di 125 anni per raggiungere la piena parità di genere solleva interrogativi sulla sostenibilità dei ritmi attuali di trasformazione sociale ed economica.